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Posts Tagged ‘Cambiamento’

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Quando sono andato via dall’AnsaldoBreda, nel 2007, un po’ per spirito d’avventura e un po’ per un desiderio di rinnovamento, non ero ancora iscritto a facebook, e quindi ho gestito quel periodo di transizione in isolamento, in forma approssimativa, casuale. Brancolavo nella più profonda oscurità, ignaro: senza consultare pagine, gruppi, amici, guide on-line, senza un like. Solo un anno dopo (il mio anno zero) ho iniziato ad attingere dal più gigantesco archivio di consigli originalissimi e illuminati, di pensieri autorevoli e riflessioni, di aforismi, locuzioni, detti, proverbi, motti, adagi, sentenze, soprattutto sentenze.
Dal quel momento, non so perché, ho avvertito il desiderio di coltivare. Ecco! Questo è un invito che sento di rivolgere a molti di voi: cominciate a coltivare.
Tornando a facebook, un pensiero profondo recita, concettualmente: (non ricordo bene la fonte, se Giordano Bruno, o Giordano Autoricambi): Se state per intraprendere un lungo viaggio, sospinti da un proposito di cambiamento, osservate un unico precetto: lasciate a casa voi stessi (o ciò che eravate un attimo prima, giusto per chiarire con i frequentatori più assidui di facebook).
Una seconda raccomandazione, ancora più illuminante della prima e sempre a proposito di spostamenti, consiglia: Quando siete in viaggio, non nascondete mai i soldi nella biancheria intima, a meno che non sia riposta in valigia. Un giorno, forse, vi spiegherò perché io, anziché la biancheria intima, ho lasciato a casa solo il diritto – o il dovere – di smettere di lavorare.
A proposito di lavoro, giusto tre anni fa, alla prestigiosa famiglia Fincantieri è giunto il mio curriculum multipagine: in quasi trent’anni di onorato lavoro nemmeno un locomotore inabissato. Tanto è bastato per convincere la dirigenza a dare il via ad un fruttuoso rapporto di collaborazione, e a rassicurarla – se tanto mi da tanto – sulla remota possibilità che io possa far deragliare un transatlantico.

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Primavera_1

Ogni cambiamento è sempre quello dell’anno passato, della stagione passata, del giorno andato. Ogni nuova spinta propulsiva, ogni nuova aspettativa, ha identica motivazione, “quella precedente”, ed in ogni successivo intersecarsi di percorsi e prospettive, cambiano gli attori, il numero di comparse, le ambientazioni, ma con una ripetitività di azioni e finalità che s’intrecciano nel solito inganno: una trama sempre uguale che avvince ed ad ogni tentativo di liberazione, imprigiona e soffoca sempre più. Non si può far altro che accettare la parte e, fingendo una più forte vocazione, recitarla fino in fondo, fino all’attuale conclusione, già vissuta ieri e mai dimenticata.
Buona primavera!!

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Presenza-assenza

Ditemi un po’, compagni, avete mai preso in considerazione l’eventualità, tra la gente che vi legge con una certa frequenza, dopo un vostro periodo di assenza prolungata, non preannunciata, insolita, che qualcuno possa porsi il quesito di che fine abbiate fatto? In un caso simile cosa fareste?
Io l’ho immaginata questa possibilità, relativamente alla mia persona, e questa cosa mi ha fatto riflettere. Io credo che in certe circostanze, più che in altre, certe reticenze siano inopportune. Sarebbe preferibile, ad esempio, in casi simili, per rispetto di chiunque abbia condiviso con noi gioie e dolori, per instaurare un clima confidenziale, per consolidare una certa intimità, di farlo partecipe anche di eventi della nostra vita quotidiana apparentemente poco meritevoli di una pubblica divulgazione, di cambiamenti sostanziali o non sostanziali, previsti o non previsti, limitanti o non limitanti. Sarebbe preferibile che non ci si ripresenti di punto in bianco, dopo un lungo periodo di silenzio, con un semplice saluto, come se ci fosse lasciati da poche ore, facendo leva sul fatto che tra noi regna la più assoluta libertà d’azione e di pensiero, senza il benché minimo condizionamento, ma che si offra spontaneamente una giustificazione, preferibilmente esaustiva e sincera, e per fare questo, delle volte, occorre far ricorso a delle premesse che rivelino dei nostri dettagli personali normalmente tenuti nascosti, tipo l’età, la professione o lo stato civile.
Buona giornata!

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scala

Sii sempre curioso, è il primo passo. Per il secondo occorre un minimo di sforzo: prendi la scala. Appoggiala contro il muro. Qui viene il difficile: osare l’avventura, uscire dal proprio recinto. Reggerà la scala? Non mi romperò l’osso del collo come zia Giuseppina? Lascia perdere la zia Giuseppina e sali sul primo piolo. Traballa un po’, sì, ma non è successo niente. Stai diritto e sorridi. Non sei un gambero sei un essere umano, muovi quel sederone e sali un altro paio di gradini!
Bravo, ora sei a metà, la maggioranza a questo punto esita e comincia a barcollare, frigna, poi scende (qualcuno precipita gridando mamma!) ma tu non sei la maggioranza, sei unico, irripetibile, diverso da ogni altra forma di vita, quindi completa l’opera. Vai!
Oooh, sei in cima, ce l’hai fatta, non era poi così difficile! Adesso dai un’occhiata più vasta possibile, da farci entrare tutto il mondo dentro. Così com’è, non c’è nulla da cambiare, tutto è bene, credimi, inspira profondamente, colmati lo sguardo fino a scoppiare di bellezza.
Come “cos’è?” È la vita, la tua. Guarda che panorama! Il mondo non è mai stato così meraviglioso come oggi, vero? Che differenza con lo sbattere la testa al muro. Era il tuo muro, d’accordo, ma non ti senti un po’ meglio, adesso? Sì, questa è davvero la tua giornata straordinaria. No? Ti senti solo? Sperduto? Abbandonato? Ce l’hai una bocca per parlare o no? Allora usala! Coraggio, ti aiuto io, chiediamolo insieme: «Iuuu!! c’è qualcuno qui?» Adesso sta a vedere, fidati, prima o poi arrivano, arrivano sempre, è matematico. C’è un sacco di gente curiosa quanto te. Hanno fantasie straordinarie e sogni da vendere. E non cercano di meglio che un compagno di viaggio sorridente e gentile che gli permetta di fare come vogliono, così come lo permetteranno a te. Perché tu vuoi amici del genere, vero? Liberi e straordinari. Chi sarà il primo? O la prima? Fidati, non c’è niente di più delizioso dell’attesa …Ancora niente?… Senti risatine nei cespugli? Bene, quindi qualcuno è già arrivato, se ride fregatene e ridi pure tu, ti prendono in giro perché sono più timidi di te.
«Iuuuuu!!» Bravo, così, più forte…
«IUUUUU!! C’È QUALCUNO QUI?»
Oooh, così mi piaci, semplice, forte e chiaro.
E domani, invece della scala, porta il piccone.
I muri vanno abbattuti, tutti.

Diego Cugia, “Jack folla”

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” Sai una cosa? Certe persone non vogliono essere salvate. Perché la salvezza implica un cambiamento. E il cambiamento richiede uno sforzo maggiore dal restare uguali. Occorre coraggio per guardarsi allo specchio e vedere oltre il proprio riflesso. Per scoprire chi saresti dovuto diventare. La persona cancellata dagli eventi della tua infanzia. Eventi che hanno stravolto la traiettoria della tua vita. Trasformandoti in qualcosa di inimmaginabile o persino di incredibile. Dandoti il coraggio di abbracciare ciò che ti aspetta sin dalla nascita, perché è il tuo desiderio. E capire finalmente chi sei…”

Grant Morrison, “Batman”

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Emil-Cioran

Capita un giorno che tu ti senta malinconico, pervaso da una vaga ed intima mestizia, senza una ragione precisa, persino di fronte ad una sublime visione. Capita, poi, che una rinuncia opprimente, un motivo reale e definito, ti renda triste e sconsolato. Pensi a questi stati d’animo, comunemente simili tra loro, e ti chiedi se sia normale che tu li viva in modo totalmente diverso; poi da qualche parte leggi che un famoso filosofo, relativamente a ciò, ha scritto:
“ Se la melanconia è uno stato di trasognamento diffuso che non giunge mai a una grande profondità né ad un’intensa concentrazione, la tristezza presenta, al contrario, una serietà ripiegata su se stessa e un’interiorizzazione dolorosa. Si può essere tristi da qualsiasi parte; ma mentre gli spazi aperti acuiscono la melanconia, quelli chiusi fanno aumentare la tristezza. Nella tristezza la concentrazione deriva dal fatto che essa ha quasi sempre una ragione precisa, mentre per la melanconia la coscienza non saprebbe individuare nessuna causa esterna. So perché sono triste, ma non saprei dire perché sono melanconico. Prolungandosi nel tempo senza mai raggiungere un’intensità particolare, gli stati melanconici cancellano dalla coscienza ogni motivo iniziale, presente invece nella tristezza.”

La cosa finisce li, non gli dai tanto peso. Passano altri giorni e per caso, o volutamente, pervaso dalla tua semicronica inquietudine, entri in un cimitero. Sei assorto nei tuoi pensieri e avverti una sensazione di pace, di benefico distacco temporale, indescrivibile. Nessuno ti ha mai suggerito tale pratica. Il tuo istinto ti ha guidato, eppure c’è qualcuno che ha dispensato, in proposito, tale consiglio:
“ Alla minima contrarietà, e a maggior ragione al minimo dispiacere, bisogna precipitarsi nel cimitero più vicino, dispensatore immediato di una calma che si cercherebbe invano altrove. Un rimedio miracoloso, per una volta. E’ molto meglio che andare dal medico; non ci sono medici per questo tipo di dolori, ma una passeggiata al cimitero è una lezione di saggezza, quasi automatica.”

Capita, ancora, che in un momento della tua vita tu sia afflitto da un malanno, in forma casuale, inaspettata, come potrebbe essere, ad esempio, una patologia virale che rischia di causarti gravi danni alla vista. Ti senti perso, ed invochi qualunque aiuto, di qualunque genere, ma poi pensi che non sia giusto, tra le tante cose, rivolgerti a Dio solo per necessità, e scopri che qualcuno ha tradotto questo pensiero:
“ Non vorrei buscarmi la fede solo perché sono più infelice di quanto non sia mai stato. Bisogna essere forti, andare avanti senza appoggi, senza stampelle, senza l’assistenza di nessuno. Non voglio ricorrere a Dio solo perché sono alle strette. “

Colui che ha messo nero su bianco questi concetti è sempre lo stesso: il famoso filosofo, saggista rumeno per la precisione. Ho letto molti suoi pensieri e la maggior parte di essi, permeati indistintamente da una sottile ironia, sembrano usciti dalla mia mente. Questa simbiosi mi sorprende e m’inquieta. Sono pensieri apparentemente comuni e scontati, che trovo, invece, profondi e personali.

Caro Emil Cioran, pace all’anima tua. Nonostante l’immensa stima che provo nei tuoi confronti, mi auguro che nella tua esistenza – poco spensierata, presumo – abbia cannato qualche volta, o come minimo, che qualche tuo pensiero non sia stato costantemente supportato da inconfutabili riscontri oggettivi, come questo, ad esempio:
“ Il fatto è che tutti gli uomini che gettano uno sguardo sulle loro rovine passate credono, per evitare le rovine future, che sia in loro potere ricominciare qualche cosa di radicalmente nuovo. Fanno a se stessi una promessa solenne e attendono un miracolo che li tiri fuori dal baratro mediocre in cui il destino li ha sprofondati. Ma non accade nulla. Tutti continuano a essere gli stessi, modificati soltanto dall’accentuarsi di quella tendenza a decadere che è il loro marchio.”

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