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Posts Tagged ‘Odio’

Kostner

Odio
e amore,
amore e libertà,
giustizia e libertà,
genio e disordine … oppure
Dio e popolo – il binomio di Mazzini.
Ne ho sentiti di binomi in vita mia, ne ho goduti
e ne ho sofferti, ma quello più inscindibile e fatale, quello
che sfinisce i più benevoli, che scatena più tormenti ed imprigiona,
è soltanto
rabbia
e pena.

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rospo

Pensando all’attuale situazione politica, vi siete mai chiesti, in piena sincerità, cos’è che fa storcere il naso alla gran parte degli elettori di sinistra ed una parte consistente degli stessi deputati?
Partiamo dall’elemento più attuale e significativo: la composizione del nuovo governo e la sua agenda.
Elementi di novità sono sotto gli occhi di tutti, accompagnati anche da buoni e condivisibili propositi. La cosa, se da un lato acquieta i politici, da un altro placa a stento il risentimento di molti simpatizzanti, me compreso.
Un osservatore neutrale, potrebbe immaginare che la nostra ritrosia sia incentrata su principi, definiamoli tecnici, programmatici: il criterio con il quale si stabiliscono certe priorità – più o meno -.
Si tratta di un dato fisiologico presente in ogni società evoluta. Paesi nei quali, aldilà dei protocolli o delle contrapposizioni ideologiche, persino radicate, regna comunque un clima di tollerante e civile confronto/scontro politico. Ciò è valso anche per noi italiani fino ad una ventina di anni fa, che io ricordi: i tempi del PCI ed il famigerato pentapartito. Cos’è cambiato da allora? Qualcuno è comparso all’improvviso sulla scena politica inoculando il più letale agente patogeno: il virus dell’odio e dell’intolleranza. Tutti ne sono rimasti contagiati. Un evento senza precedenti nella nostra storia repubblicana.
Sulla sua diffusione si sono spesi fiumi di parole: elenchi interminabili. Non starò qui a riproporveli, la rete è stracolma. Voglio semplicemente spingervi ad una riflessione.
Ieri 28 Aprile, ho visto seduti al tavolo del governo, nella loro prima seduta – purtroppo, d’emergenza – fianco a fianco Enrico Letta e Angelino Alfano. E’ stata la volta in cui, quest’ultimo, mi è parso più normale del solito, meno ributtante.
Per un attimo mi si è riproposta l’immagine, con le dovute differenze, di quando discussero tra loro alcuni artefici del famoso compromesso storico. Due su tutti: il democristiano Benigno Zaccagnini e il compagno Chiaromonte. Poi il pensiero è andato oltre. Ho cercato d’immaginare lo stesso Zaccagnini, in qualità di segretario nazionale della DC, chiamare a raccolta i propri rappresentanti per manifestare davanti al tribunale di Milano o, ancora peggio, sostenere compatti in parlamento il presunto legame di parentela tra Ruby rubacazzi e il presidente Mubarak, per parare il culo ad Aldo Moro e beffeggiare un’intera nazione. Schioccante !! Per fortuna è durata poco. Un vero incubo ad occhi aperti

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Amica cara, che ti sentita più volte calpestata nei sentimenti da persone diverse, e con tono d’amarezza e di disillusa speranza, sei giunta alla frettolosa conclusione che le persone, infondo, siano tutte uguali, sai cosa penso? Che il più delle volte, la colpa delle nostre sciagure, soprattutto sentimentali, è da addossare solo ed esclusivamente a noi stessi. Quasi sempre, ahimè!, per una mancanza d’un minimo di lungimiranza. Questo scatena il risentimento più implacabile: l’odio verso se stessi. Nulla ci consola. A nulla ci si può appellare. Non esiste giustizia violata, non esiste delitto conclamato, nulla da invocare: vittima e carnefice coesistono – in noi -.
La tragedia è che spesso si persevera nell’errore, riponendo su altre persone, sempre le stesse medesime aspettative – spesso esagerate o mal riposte -, per effetto di una nostra maledetta recidiva tendenza all’errore. E quando queste vengono disattese, poi, gli altri appaiono, ai nostri occhi, tutti uguali, perdendo di vista il loro valore assoluto, la loro unicità. Tutti “meritevoli”, in egual misura, del nostro più profondo risentimento: l’equivoco più subdolo e frequente.

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Tolstoj

«Sentiva di non poter allontanare da sé l’odio degli uomini, perché quest’odio non derivava dal fatto ch’egli fosse cattivo (in tal caso avrebbe cercato di essere migliore), ma dal fatto ch’era infelice in una maniera vergognosa e ripugnante. Sapeva che proprio perché il suo corpo era lacerato, gli uomini sarebbero stati senza pietà verso di lui. Sentiva che gli uomini l’avrebbero annientato, come i cani strozzavano un cane dilaniato che guaisce dal dolore. Sapeva che l’unico modo di salvarsi dagli uomini era nascondere loro le proprie ferite».

Lev Tolstoj, “Anna Karenina”

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Un sussulto

Concediti un sussulto di dignità,
di misericordia:
non sono carne da godere o da macello,
sono creatura come te,
contraddittorio impasto di cielo e di terra,
di miele e di dolore.
Devi accettarmi, non plasmarmi
-come argilla il vasaio-
Sono pesanti le tue mani,
magli che illividiscono
e spaccano la pelle,
aprono rivoli di sangue,
lacrime ed orrore.
Non appartengo a te
né a nessun altro, sappilo:
io sono della stessa materia delle stelle,
degli acini che si gonfiano nel grappolo,
della linfa che vivifica i tronchi
e fiorisce gemme a primavera.
La mia anima è ovunque, credilo:
nelle maree lievitate dalla luna,
nei movimenti delle posidonie sui fondali,
nel frullio d’ali degli uccelli,
nel vibratile sussurro della neve.
Non è forza la tua,
è solo debolezza vigliacca
che m’umilia e t’umilia,
che recide ogni filo della trama
tessuta un giorno insieme.
Perché l’anima, sai, non si possiede
non si possiede mai.
E questo corpo
su cui cantasti un giorno, forse,
una canzone d’amore
è diventato una sfida e una prigione.
E’ sbocciato l’odio nel mio cuore
e lo coltivo come fosse un fiore.
E mi ripeto che questa non è vita
è un cadavere senza sepoltura,
un incubo perverso
e allucinante l’inferno,

senza averne colpa.

Maria Gisella Catuogno (una nobile scrittrice ed amica)

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Questo è Gaio Valerio Catullo:

Odio e amo.
Me ne chiedi la ragione?
Non so, così accade e mi tormento.

———-

Per molti Quinzia è bella,
per me bianca, dritta, slanciata.
Questi pregi li riconosco,
ma non dirò certo che è bella:
non ha grazia, né un pizzico di sale
in quel corpo superbo.
Bella è Lesbia, bellissima,
tutta fra tutte.
A ognuna ha rapito
ogni possibile grazia

———-

Nessuna donna potrà dire
‘sono stata amata’ più di quanto io ti ho amato,
Lesbia mia.
Nessun legame avrà mai quella fedeltà
che nel mio amore io ti ho portato.

———

Lesbia sparla sempre di me,
senza respiro di me:
morissi se Lesbia non mi ama.
Lo so, son come lei:
la copro ogni giorno d’insulti,
ma morissi se io non l’amo.

e questo è Marco Valerio Marziale:

LA METAMORFOSI DI LEVINA

La casta Levina, non da meno
delle antiche sabine,
sebbene più rigida essa stessa
del severo marito,
mentre nel bagno si rilassa,
ora nelle acque del Lucrino,
ora d’Averno,
e mentre spesso prende un bagno caldo
nelle terme di Baia,
ecco che cade in amoroso fuoco:
pianta il marito e segue un giovanotto:
come Penelope a Baia era venuta,
come novella Elena partì.

BRINDISI PER LE DONNE AMATE

Cinque bicchieri si bevano per Levia,
otto per Giustina,
quattro per Lica,
quattro anche per Lide
e per Ida tre.
Tanti bicchieri siano per ciascuna,
quante sono le lettere del nome,
e poiché nessuna d’esse viene,
o Sonno, vieni almeno tu da me.

IL PROFUMO DI GELLIA

Per dove passi tu, Gellia,
ci pare che il profumiere Cosmo traslochi
e che si sparga cannella versata da flaconi di vetro.
Non compiacerti, o Gellia, di esotiche quisquilie.
Penso che il mio cane, profumato,
potrebbe avere un simile profumo.

Chi preferite? E’ davvero un inquietante dilemma, di quelli che ci lasciano sgomenti e non ci fanno dormire la notte, assieme alle zanzare.
Comunque io preferisco nettamente quel genio infernale di Marziale. E’ sicuramente molto più ironico e divertente, nonostante sia stato un perfetto gaudente ed abbia vissuto una vita molto dissoluta.
Prendendo spunto da quest’ultima considerazione, riferendomi ai nostri giorni, ho la netta sensazione, a volte, che le persone che raccolgono mediamente più consensi ed ammirazione, che suscitano più simpatia, a parità di visibilità, soprattutto tra i giovani, sono quelle che vivono in modo più trasgressivo, godereccio e che esaltano i piaceri materiali? Ho scoperto l’acqua calda? (con queste temperature non v’era alcun bisogno).
Se così fosse, credo che sia per due motivi. Il primo e che da quando esiste il mondo, la vita edonistica, che identifica il bene morale con il piacere, ha avuto sempre il sopravvento sull’idealismo e la spiritualità (il livello dell’acqua calda aumenta…).
Il secondo motivo è dovuto esclusivamente ad una questione d’esercizio, nel senso che gli epicurei concentrano maggiormente, od esclusivamente, le loro risorse nella pratica mirata dell’assoggettamento, della conquista.
Aiuto!! Sto annegando … a bagnomaria.

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Chi se la sente di contraddirlo?

“Per quanto ci si adoperi a sopprimere la sofferenza, non si potrà ottenere nulla di meglio che di farle mutare aspetto. Essa comincia a manifestarsi sotto forma di bisogno, di necessità, di angoscioso desiderio, di quanto è indispensabile alla vita materiale. Se, a costo di sforzi penosi, si riesca ad allontanare il dolore da questo lato, eccolo che si trasforma, ed assume mille diverse figure a seconda dell’età e delle circostanze: ora è l’istinto sessuale, ora è la passione amorosa, o la gelosia, l’invidia, l’odio, l’ambizione, la paura, l’avarizia, le malattie, e chi più ne ha più ne metta. Se poi non trova proprio altra via aperta, prenderà il greve e tetro mantello della noia e della sazietà, per debellare le quali occorrerà fucinar nuove armi. E quando pure si riesca, non senza lotta, a vincere, il dolore ritornerà alle sue metamorfosi antiche, e la musica riprenderà su egual tono.
(Arthur Schopenhauer)”

La questione, a parer mio, è tutta lì in quel passaggio: “… di quanto è indispensabile alla vita materiale.”

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Maledico la natura che ci confina
entro il tempio dei sospiri;
il terrore che ci interdice,
i malfattori che ci censurano.

Noi non siamo paladini né santoni
tantomeno dei gaudenti lussuriosi
che si estraniano in orgiastiche spirali,
ciechi e sordi.
Poco importa.

Odio noi due fino alla morte
perché siamo dei fuscelli,
siamo i martiri del nulla.
Siamo polvere che turbina nell’aria
fra frammenti di speranze.

Presto l’invidia profanerà quel tempio
e noi vittime sacrificali
sull’altare dei precetti.
Tra orribili brandelli putrescenti
risuoneranno gli echi di un’impresa:
quattro baci in un centro commerciale.

Avremmo ben altri modi
per spendere la vita,
la sola che ci resta,
se avessimo per madri due puttane
e la gente si facesse i propri affari.

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