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Posts Tagged ‘Vita’

Alba_2

Trame di pensieri
come sciami
assoggettati
ad un unico richiamo.

Tale è la mente:
fogli freschi di stampa
tra pagine ingiallite.
Non c’è numerazione,
mentre l’opera dell’uomo
si compone, si scompone

in un vortice incessante.
E’ un romanzo a tinte fosche
questa vita,
potrei farne poesia.
Penso a qualcosa di grande,
al traguardo di un’attesa,
penso a un’impresa.
Il mio viso controvento.
Il sapore rosa-azzurro
di un’aurora ad Austerlitz.
Sento l’eco di un boato
ma è soltanto un’illusione,
il respiro di un pendio.
E’ più facile dipingere,
fare musica,
o inventare storie fantastiche,
che tradurre in versi l’aria.

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lillusione-della-liberta

Strafregarsene di tutto e di tutti.
Poter fare a meno di chiunque.
Non dipendere da nessuno
… NESSUNO!
Che poi, se ti sai amministrare,

riesci pure a non dipendere da nulla:
niente
alcol, né droghe, né eccessi;
NESSUN BISOGNO!
E che il tarlo continui a ticchettare;
FANCULO AL TARLO!

Che poi, se ci pensi, alla fin fine,
son solo tessuti e secrezioni
più o meno densi.
Non esistono rinunce o privazioni

che non celino sottili privilegi.
Tale è la vita e i suoi rovesci.
Che poi, tutto sommato,
non dura poi tanto.

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ombra

“Sai Joe! Spesso ho la sensazione di vivere due vite parallele, da sempre: una proiettata alle questioni pratiche, ai contatti reali, e una che vaga nell’iperspazio.”

«Descritto in questo modo, Fred! sembra il profilo di un qualunque dannato abitante della terra che vive il presente distrattamente, con la testa altrove. L’universo e pieno di sognatori che aspirano ad uno stato diverso …»

“No! Joe, la questione non è così semplice, lo percepisco nei momenti di malinconia. Io non provo una comune nostalgia di luoghi, di persone e di avvenimenti reali, a me si sovrappone, contemporaneamente, un sentimento struggente. E’ un desiderio di luoghi, di persone e di avvenimenti, paradossalmente, solo immaginati. Sono proiezioni illusorie che riaffiorano alla memoria ciclicamente, nitide e circostanziate. Io, ad esempio, sarei in grado di descriverti, di un preciso momento, sia gli elementi reali, dov’ero, con chi ero, cosa ho fatto, che certe visioni, dove in quell’istante avrei voluto essere, con chi avrei voluto essere e cosa avrei voluto fare, e con maggior coinvolgimento emotivo. E’ strana questa cosa, è come vivere una doppia dimensione.”

«Spiegati meglio, Fred!»

“Non è un fenomeno semplice da descrivere, me ne rendo conto. Rientrerebbe nella normalità se in me si configurassero, al tempo stesso, immagini di vita reale e prospettive seducenti senza che quest’ultime s’imprimano nella mente in modo indelebile, senza che lascino traccia, che si stratifichino.”

«Sei fuori strada! Le persone si caratterizzano univocamente anche in funzione dei propri sogni, delle proprie aspirazioni, delle proprie perenni illusioni. Si diventa tutt’uno. E che si resti un’itera vita fedele anche ad una sola immutabile aspirazione, è un fatto normale.»

“Quindi la mia situazione potrebbe essere, banalmente, causata da una cieca dedizione verso un unico, impareggiabile ideale e, conseguentemente, da una viziosa propensione all’evasione … giusto?”

«Più o meno …»

“Mah! Non sono troppo convinto … Comunque dimmi un’ultima cosa, Joe, se tutto questo non è strano, che cos’è?”

«Umano …. e letale»

“Grazie!“

«Prego!»

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disabili

Ho visto disabili affrontare il quotidiano con forza e ottimismo.
Ho visto malati cronici mostrare fede e speranza.
Ho visto poveri offrire conforto e assistenza.
Ho visto vittime di abusi riacquistare fiducia nel prossimo.
Ho visto immigrati senza patria, senza famiglia, senza istruzione, senza aspettative, donare sorrisi sinceri.
E ho visto persone normali, sensibili e intelligenti, con un lavoro dignitoso, in piena salute, cercare invano una maledettissima ragione per mostrare gratitudine verso la vita.

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germoglio_m

Se tornasi a nascere
sceglierei un nuovo nome,
un nome adatto a me, alla mia persona.
Mi sceglierei occhi, bocca, mani.
Se tornassi a nascere
cercherei senza indugio
il vero e autentico senso della vita,
senza lasciare che nulla mi turbi
e mi distolga dall’essere me stesso.
Se tornassi a nascere
sceglierei meglio la via da seguire
evitando le strade facili e veloci
e ragionando sempre davanti ad ogni bivio.
Se tornassi a nascere
chiederei a chiunque di essermi insegnante,
di mostrarmi quali sono i doni della vita
e quali i segni da cogliere
per essere sempre fieri della propria esistenza.
Se tornassi a nascere
cercherei di non commettere più i grandi errori,
non lascerei che il dubbio e l’ipocrisia
si impossessino del mio pensiero
rendendolo futile e vuoto.
Se tornassi a nascere
mi nasconderei dalle voci dei falsi,
dagli occhi dei meschini,
dalle orecchie dei pettegoli,
dalle mani degli adulatori,
dalle gesta dei malfattori.
Se tornassi a nascere
lotterei per cercare fino in fondo la libertà
per scartare tutto ciò che rende schiavo,
tutto ciò che non lascia respiro,
tutto ciò che è falso e rovinoso.
Se tornassi a nascere
cancellerei dalla mia vita
ogni cosa che mi rende solo
che mi incupisce
e mi allontana dalla bellezza del mondo.
Se tornassi a nascere
non starei con le mani in mano
ma cercherei sempre di dipingere la vita
con i mille colori dell’arcobaleno,
amando chiunque mi è permesso di incontrare
sulla mia strada.
Scalerei montagne e solcherei mari
sempre in cerca di nuovi volti e nuove speranze.
Se tornassi a nascere
penserei di più a me stesso
senza mai dimenticare gli altri
e senza mai dimenticare
che anche gli altri pensano a me.
Se tornassi a nascere
sognerei da mattina a sera
stando attento a non perdermi nei sogni,
accogliendoli come grandi consigli,
tenendoli stretti come immensi tesori.
Se tornassi a nascere
terrei la testa alta davanti ad ogni sconfitta,
marcerei convinto davanti alle insidie,
senza mai cederei di un passo
davanti ad alcuna salita.
Se tornassi a nascere
prenderei la testa fra le mie nude mani
e piangerei pensando a quanto è bella la vita
e quanto non valga la pena rovinarla.
Se tornassi a nascere
non avrei più paura,
amerei come non ho mai amato,
servirei come non ho mai servito.
Se tornassi a nascere
non mi renderei conto
di quanto possa aver già vissuto
e di quanto tutto ciò che ho fatto
non valga la pena di essere buttato.

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gioia_di_vivere

A volte la vita trabocca. Su di noi, con noi, attraverso di noi. Allora arriva la gioia, che ci prende e ci solleva in alto, sguardo largo sul mondo, sopra la fatica, che certamente o forse ritroveremo, ma sarà parte del nostro camminare, non avrà più il peso del tutto.
Non sempre si vede da dove arriva, può essere un lampo, vita che illumina altra vita, oppure un lento costruirsi di minuscoli eventi, parole date e ricevute, attenzioni, incontri che non manchiamo, risposte dalle quali non scappiamo. E l’ultimo di questi frammenti, per caso, senza apparire in alcun modo, ricompone la nostra storia.
Improvvisamente la vita basta a sé stessa, non c’è attesa vaga di un oltre. Non una qualsiasi felicità d’ombra e polvere, come ci capita di vivere, intravvedendo già il suo confine.

Mariapia Veladiano, “Ma come tu resisti, vita”

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Henry_Miller_aphorism

Pure, non riesco levarmi di mente lo scarto che c’è fra idee e vita. Uno scarto permanente, per quanto noi cerchiamo di celarlo con lucida tenda. E non va. Le idee debbono sposarsi all’azione; se in loro non vi è sesso, non vita, non c’è azione. Le idee non possono esistere da sole nel vuoto del pensiero. Le idee sono in rapporto con la vita: idee di fegato, idee di reni, idee interstiziali, ecc. Se fosse stato sol per amore di un’idea, Copernico non avrebbe infranto il macrocosmo esistente e Colombo non avrebbe dato alla fonda nel Mar dei Sargassi. L’estetica dell’idea produce vasi di fiori e i fiori si mettono alla finestra. Ma se non c’è né pioggia né sole a che serve mettere i fiori alla finestra?

Henry Miller, “Tropico del Cancro”

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strada-senza-fine

“ Il viaggio non finisce mai. Solo i viaggiatori finiscono. E anche loro possono prolungarsi in memoria, in ricordo, in narrazione. Quando il viaggiatore si è seduto sulla sabbia della spiaggia e ha detto: “Non c’è altro da vedere”, sapeva che non era vero. Bisogna vedere quel che non si è visto, vedere di nuovo quel che si è già visto, vedere in primavera quel che si è visto in estate, vedere di giorno quel che si è visto di notte, con il sole dove la prima volta pioveva, vedere le messi verdi, il frutto maturo, la pietra che ha cambiato posto, l’ombra che non c’era. Bisogna ritornare sui passi già dati, per ripeterli, e per tracciarvi a fianco nuovi cammini. Bisogna ricominciare il viaggio. Sempre.”

José Saramago, “Viaggio in Portogallo”

Vi sono viaggiatori e viaggiatori che avvertono entrambi il desiderio di ricominciare con la stessa identica passione, e probabilmente provano anche la stessa voglia di condivisione. La differenza tra gli uni e gli altri, sta nel come accolgono il viaggio la prima volta. Tutto qui.
Le persone che non vivono il presente, sempre protese, non si sentono mai appagate totalmente, pur apprezzando appieno le bellezze della vita: il viaggio, appunto.
Se per alcuni ripeterlo non è essenziale, per altri lo è. Colma un vuoto.
Io la ripetizione di un viaggio la metto in conto da subito. Sempre. E’ una necessità di completamento.

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geroglifici-egiziani

Ci sono parole come tsunami,
che devastano l’anima.
Parole come epitaffi
che non si ha la forza di sussurrare.
Parole che richiedono ferocia,
che ratificano termini,
come pietre tombali.
Parole difficili da rinnegare,
che attestano verità inconfutabili,
mancanze.
Parole che seppelliscono speranze,
che nemmeno una vita
potrà mai a cancellare.
Forse solo una rinascita,
foss’anche una reincarnazione.
Parole per me incomprensibili
come: amore senza futuro.

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fernando-pessoa

Porto dentro il mio cuore,
come un cofanetto pieno che non si può chiudere,
tutti i luoghi dove sono stato,
tutti i porti a cui sono arrivato,
tutti i paesaggi che ho visto da finestre o da oblò,
o dai ponti di poppa delle navi, sognando,
e tutto questo, che è tanto,
è poco per quello che voglio.

Ho viaggiato per più terre di quelle che ho toccato.
Ho visto più paesaggi di quelli su cui ho posato gli occhi.
Ho fatto esperienza di più sensazioni
di tutte le sensazioni che ho sentito,
perché, per quanto sentissi, sempre qualcosa mi mancava,
e la vita sempre mi afflisse,
sempre fu poco, ed io infelice.

Non so se la vita è poco o è molto per me.
Non so se sento troppo o poco, non so.
Se mi manca lo scrupolo spirituale,
il punto di appoggio dell’intelligenza,
la consanguineità con il mistero delle cose,
scossa ai contatti, sangue sotto i colpi, fremito ai rumori,
o se un altro significato più comodo e felice c’è per questo.
Sia come si vuole, era meglio non essere nato,
perché, per quanto interessante in ogni momento,
la vita finisce per dolere, nauseare, tagliare, radere, stridere,
a dar voglia di urlare, saltare, restare per terra,
uscire fuori da tutte le case,
da tutte le logiche e da tutte le pensiline,
e andare a essere selvaggi verso la morte fra alberi e oblii,
fra cadute, e pericoli, e assenza del domani,
e tutto ciò dovrebbe essere un’altra cosa,
più vicina a ciò che penso,
a ciò che penso o sento, che non so nemmeno cosa sia,
oh vita.

Fernando Pessoa

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