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Posts Tagged ‘Dio’

Senno

«Facciamolo un bambino, poi Dio ci penserà»
“Non è il momento giusto”

«Compriamoci una casa, poi Dio ci penserà»
“Non è il momento giusto”

«Fuggiamocene via! Poi Dio ci penserà»
“Non è il momento giusto”

«T’affidiamo la sua anima, Signore!»
“Non era questo il momento giusto»

Se si pensa con troppo raziocinio
non è mai il momento giusto
per nascere o morire,
o per dar sostanza ai sogni.

Se si pensa con troppo raziocinio:
nessun Dio ci penserà.

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profeta_isaia

«Qualora si trovi in mezzo a te, in una delle città che il Signore tuo Dio sta per darti, un uomo o una donna che faccia ciò che è male agli occhi del Signore tuo Dio, trasgredendo la sua alleanza, e che vada e serva altri dei e si prostri davanti a loro [….] farai condurre alle porte della tua città quell’uomo o quella donna che avrà commesso quell’azione cattiva e lapiderai quell’uomo o quella donna, così che muoia.» “Deuteronomio, 17, 2 – 5”.

e ancora: «Non vi farete idoli, non vi eleverete immagini scolpite né statue, e non collocherete nel vostro paese alcuna pietra ornata di figure, per prostrarvi davanti ad essa; poiché io sono l’Eterno, l’Iddio vostro [….] Se vi conducete secondo le mie leggi, se osservate i miei comandamenti e li mettete in pratica, io vi darò le piogge nella loro stagione, la terra darà i suoi prodotti, e gli alberi della campagna daranno i loro frutti [.…] Ma se non mi date ascolto e se non mettete in pratica tutti questi comandamenti, se disprezzate le mie leggi e l’anima vostra disdegna le mie prescrizioni in guisa che non mettiate in pratica tutti i miei comandamenti e rompiate il mio patto, ecco quel che vi farò a mia volta: manderò contro voi il terrore, la consunzione e la febbre, che vi faranno venir meno gli occhi e languir l’anima, e seminerete invano la vostra sementa: la mangeranno i vostri nemici [….] E se, nonostante tutto questo, non volete darmi ascolto ma con la vostra condotta mi resistete, anch’io vi resisterò con furore, e vi castigherò sette volte di più per i vostri peccati. Mangerete la carne dei vostri figliuoli, e mangerete la carne delle vostre figliuole. Io devasterò i vostri alti luoghi, distruggerò le vostre statue consacrate al sole, metterò i vostri cadaveri sui cadaveri dei vostri idoli, e l’anima mia vi aborrirà.[….] Tali sono gli statuti, le prescrizioni e le leggi che l’Eterno stabilì fra sé e i figliuoli d’Israele, sul monte Sinai, per mezzo di Mosè.» “Levitico 26”

Sono versi della Torah ebraica e della Bibbia cristiana implicitamente ratificati nel Nuovo Testamento da seguente passo di Paolo: “Tutti quelli che si basano sulle opere della legge sono sotto maledizione. E’ scritto infatti: «Maledetto chiunque non rimane fedele a tutte le cose scritte nel libro della Legge per praticarle» – “Nuovo Testamento – Lettera ai Galati 3: 10”).
A questo punto mi chiedo: come mai non mi è mai giunta notizia, in tempi moderni, di un solo fedele professante la religione cristiana o ebraica, che per interesse, oppure semplicemente per fanatismo, ignoranza, ottusità, si sia sentito legittimato ad attenersi rigidamente ai suddetti precetti – così come, purtroppo, è accaduto, in alcuni casi, nel corso dei secoli – senza applicare il benché minimo e opportuno criterio d’interpretazione, sia contestuale dei suddetti passaggi che sommaria degli interi testi sacri, nonostante le innumerevoli apparenti contraddizioni in essi comprese?
E’ tutto effetto della modernità? Forse si! Forse tutti noi, col tempo, abbiamo preso coscienza di tante cose, e fra queste, che i profeti erano pur sempre degli umani; umani che senza remissivi proseliti, prima o poi si sarebbero estinti, ma soprattutto che il disegno di Dio non punta di certo all’estinzione dell’uomo – perché di estinzione col tempo si tratterebbe, se tutti i fedeli – o anche solo dei gruppi sparuti – di tutte le religioni monoteiste, si attenessero scriteriatamente a qualsiasi prescrizione, comprese le seguenti:

«Non sceglietevi amici tra loro (i miscredenti), finché non emigrano per la causa di Allah. Ma se vi volgono le spalle, allora afferrateli e uccideteli ovunque li troviate.» “Sura IV, 89”

«Combatteteli finché non ci sia più politeismo, e la religione sia tutta per Allah.» “Sura VIII, 39”

«Combattete coloro che non credono in Allah e nell’Ultimo Giorno, che non vietano quello che Allah e il Suo Messaggero hanno vietato, e quelli, tra la gente della Scrittura, che non scelgono la religione della verità, finché non versino umilmente il tributo, e siano soggiogati.» “Sura IX, 29”

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Prendo spunto da un’osservazione che mi è stata mossa per chiudere il cerchio su un argomento abbastanza delicato, spiegandovi il mio rapporto con esso.
Dovete sapere che da giovane, influenzato da certe dottrine materialistiche, politico-filosofiche, che molto hanno in comune con la dottrina cristiana, ma che non contemplano in alcun modo il concetto di religione, anch’io ho assunto, come tanti, una posizione di scetticismo nei confronti del cristianesimo, anche se con l’orecchio sempre attento e sempre fermo sostenitore di tutti i principi sui quali si fonda.
Mi sono sentito una sorta di un agnostico-credente, anche se, in effetti, di credente c’era ben poco, dal momento che ritengo che la fede sia qualcosa di assoluto che non ammette aggettivazioni, come la giustizia. E’ improprio parlare di giustizia clemente o giustizia inumana, di fede salda o fede labile, la giustizia, come la fede, è una e incondizionata, o c’è o non c’è, o ci si crede o non ci si crede. Operare coscientemente in nome della giustizia, della fede – e dell’amore puro, aggiungo -, nella stretta osservanza di dogmi, leggi o consuetudini, conduce sempre a univoche soluzioni.
Col tempo, sfumata una certa irremovibilità, ho iniziato ad interrogarmi sulla mia “religiosità” in modo meno settario, e ad avvertire il dovere di operare una scelta, in qualunque direzione, obiettiva e serena. Cosa è successo, allora? Mi sono “concentrato”, quanto più neutrale e refrattario possibile di fronte ad eventuali condizionamenti esterni o fenomeni di suggestione, con l’intento di ascoltare netta e inconfondibile la Voce. Netta e inconfondibile non l’ho mai sentita, per la verità, allora ho pensato che non a tutti, e nelle stesse modalità, si manifesta Dio, e mi sono persuaso che è proprio questo il mistero della fede, altrimenti si tratterebbe di un fenomeno dimostrabile, “scientifico”, e quindi, anche se con contenuto fervore, e qualche perplessità, ho abbracciato la fede, o meglio, ho supposto di farlo nel momento in cui mi sono reso disponibile a ricevere, in piena liberta e gratitudine, tutti i sacramenti possibili, tutti tranne l’unzione, così come una buona metà di tutti gli esseri umani che conosco.
A questo punto mi si può chiedere: è bastato tutto questo a farmi sentire un buon cristiano? E’ bastato a rasserenarmi, a convincermi, ora più che mai, dell’esistenza dell’aldilà, adesso che ho sdoganato, tragicamente, per davvero la morte? E’ bastata la mia “osservanza” ad offrirmi una spiegazione convincente sul senso del libero arbitrio, la non ingerenza di Dio su ogni vicenda umana, sulla smisurata mole – tralasciando gli eventi naturali – di turpitudini, atrocità, infamie, scelleratezze, empietà, ignominie, crimini, misfatti commessi quotidianamente da orde di belve sanguinarie in ogni angolo della terra? Credo proprio di no! Mi manca ancora qualcosa – semmai arriverà.
Vi saluto col proposito di non tornare più sull’argomento, di non cavalcare oltre questo “filone”, soprattutto per non correre il rischio di essere accusato di strumentalizzazione: un sospetto purtroppo fondato.
Alla prossima!

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Emil-Cioran

Capita un giorno che tu ti senta malinconico, pervaso da una vaga ed intima mestizia, senza una ragione precisa, persino di fronte ad una sublime visione. Capita, poi, che una rinuncia opprimente, un motivo reale e definito, ti renda triste e sconsolato. Pensi a questi stati d’animo, comunemente simili tra loro, e ti chiedi se sia normale che tu li viva in modo totalmente diverso; poi da qualche parte leggi che un famoso filosofo, relativamente a ciò, ha scritto:
“ Se la melanconia è uno stato di trasognamento diffuso che non giunge mai a una grande profondità né ad un’intensa concentrazione, la tristezza presenta, al contrario, una serietà ripiegata su se stessa e un’interiorizzazione dolorosa. Si può essere tristi da qualsiasi parte; ma mentre gli spazi aperti acuiscono la melanconia, quelli chiusi fanno aumentare la tristezza. Nella tristezza la concentrazione deriva dal fatto che essa ha quasi sempre una ragione precisa, mentre per la melanconia la coscienza non saprebbe individuare nessuna causa esterna. So perché sono triste, ma non saprei dire perché sono melanconico. Prolungandosi nel tempo senza mai raggiungere un’intensità particolare, gli stati melanconici cancellano dalla coscienza ogni motivo iniziale, presente invece nella tristezza.”

La cosa finisce li, non gli dai tanto peso. Passano altri giorni e per caso, o volutamente, pervaso dalla tua semicronica inquietudine, entri in un cimitero. Sei assorto nei tuoi pensieri e avverti una sensazione di pace, di benefico distacco temporale, indescrivibile. Nessuno ti ha mai suggerito tale pratica. Il tuo istinto ti ha guidato, eppure c’è qualcuno che ha dispensato, in proposito, tale consiglio:
“ Alla minima contrarietà, e a maggior ragione al minimo dispiacere, bisogna precipitarsi nel cimitero più vicino, dispensatore immediato di una calma che si cercherebbe invano altrove. Un rimedio miracoloso, per una volta. E’ molto meglio che andare dal medico; non ci sono medici per questo tipo di dolori, ma una passeggiata al cimitero è una lezione di saggezza, quasi automatica.”

Capita, ancora, che in un momento della tua vita tu sia afflitto da un malanno, in forma casuale, inaspettata, come potrebbe essere, ad esempio, una patologia virale che rischia di causarti gravi danni alla vista. Ti senti perso, ed invochi qualunque aiuto, di qualunque genere, ma poi pensi che non sia giusto, tra le tante cose, rivolgerti a Dio solo per necessità, e scopri che qualcuno ha tradotto questo pensiero:
“ Non vorrei buscarmi la fede solo perché sono più infelice di quanto non sia mai stato. Bisogna essere forti, andare avanti senza appoggi, senza stampelle, senza l’assistenza di nessuno. Non voglio ricorrere a Dio solo perché sono alle strette. “

Colui che ha messo nero su bianco questi concetti è sempre lo stesso: il famoso filosofo, saggista rumeno per la precisione. Ho letto molti suoi pensieri e la maggior parte di essi, permeati indistintamente da una sottile ironia, sembrano usciti dalla mia mente. Questa simbiosi mi sorprende e m’inquieta. Sono pensieri apparentemente comuni e scontati, che trovo, invece, profondi e personali.

Caro Emil Cioran, pace all’anima tua. Nonostante l’immensa stima che provo nei tuoi confronti, mi auguro che nella tua esistenza – poco spensierata, presumo – abbia cannato qualche volta, o come minimo, che qualche tuo pensiero non sia stato costantemente supportato da inconfutabili riscontri oggettivi, come questo, ad esempio:
“ Il fatto è che tutti gli uomini che gettano uno sguardo sulle loro rovine passate credono, per evitare le rovine future, che sia in loro potere ricominciare qualche cosa di radicalmente nuovo. Fanno a se stessi una promessa solenne e attendono un miracolo che li tiri fuori dal baratro mediocre in cui il destino li ha sprofondati. Ma non accade nulla. Tutti continuano a essere gli stessi, modificati soltanto dall’accentuarsi di quella tendenza a decadere che è il loro marchio.”

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US-CRIME-SCHOOL-SHOOTING

Vorrei porvi un quesito, cari genitori delle 20 giovani vittime della scuola elementare di Sandy Hook di Newtown, in particolar modo ai credenti.
In questi giorni ho pensato spesso a voi e ho cercato d’immaginare con quale stato d’animo vi state avvicinando a questo Natale e ai prossimi 50 o 60, in funzione della vostra età, e quali risposte abbiate mai potuto trovare per dare un senso all’immane tragedia che vi ha colpito. Io la risposta non ce l’ho, e credo che nessuno essere umano possa fornirvela in una forma del tutto convincente e consolatoria.
A volte nella vita, e questo è uno di quei casi, ci vorrebbe qualcuno che ci prenda per mano, che ci rapisca, che decida per noi e ci guidi tra le tenebre. Un’entità della quale fidarci ciecamente, che ci convinca totalmente del suoi propositi, del suo disegno e che ci dia tutti i chiarimenti di cui abbiamo bisogno.
Alcuni di voi mi diranno che c’è già, e si chiama Dio, l’Onnipotente. Allora a questo punto vi chiedo – si tratta di un quesito al quale io, da ingenuo profano, al vostro posto, affranto dalla disperazione più acuta, avrei davvero un’enorme difficoltà a trovare risposta – : cosa rappresenta per voi l’Onnipotenza di Dio, in cosa si manifesta? E poi: che significato ha per voi il libero arbitrio, secondo il quale nessuna ingerenza sovrannaturale può mai intervenire a condizionare, ostacolare o a sovvertire una qualunque azione o disposizione che scaturisce dalla mente dell’uomo, in particolar modo quelle più assurde, ingiuste e spietate?
Io mi rendo conto che con questa riflessione rischio di innescare una deriva, di invadere un campo minato e delicatissimo e che più che infondere conforto e speranza tra voi, potrei insinuare qualche incertezza, nel senso di far vacillare quel “credere in concetti, dogmi o assunti in base alla sola convinzione personale o alla sola autorità di chi ha enunciato tali concetti o assunti, al di là dell’esistenza o meno di prove pro o contro tali idee e affermazioni” , ovvero: la fede.
Se lo faccio, comunque, è per capire quanto più possibile partendo dal presupposto che, spiegando le cose agli altri, spesso diventano più chiare e comprensibili anche a chi le enuncia. A me così succede.
BUON NATALE!! A voi, genitori di Newtown, assieme a tutta la mia partecipazione, comprensione e qualche dubbio, purtroppo. E BUON NATALE anche ai miei amici.

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