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Posts Tagged ‘Verità’

lupo solo

” L’opposto di solitudine non è stare insieme. È stare in intimità.” (Richard Bach).

Mi piace quest’aforisma. Sebbene molto sintetico, esprime, nella sua semplicità, la mia idea di solitudine. Non intendo quella che si cerca nella meditazione e nella preghiera, che si sospinge nella ricerca dell’ispirazione o della contemplazione estatica, intendo quella più deprimente e deleteria, sinonimo d’isolamento ed emarginazione. E’ una condizione che mi appartiene, aldilà delle apparenze, e che ho cercato più volte di comprendere nelle sue stratificazioni.
Ritorno all’aforisma dove dice: “E’ stare in intimità”.
Per me l’intimità, aldilà della sua definizione classica, ovvero una condizione di particolare vicinanza, fisica e/o emotiva, fra due o più esseri umani, presuppone un requisito essenziale: la condivisione della verità. Quella che dimora infondo ai nostri cuori: l’unica, totale, autentica. Quella che troppo spesso sussurriamo sottovoce, velata, mistificata, persino a noi stessi. Quella che non ammette aggettivi, come l’amore vero o la giustizia – la mezza giustizia o l’equa giustizia. La giustizia è una sola: o è giustizia o non lo è -.
Tornando all’intimità, non ci può essere vera intimità, o profondo scambio di essenze, se non ci si apre nella forma più totale e sincera; direi anche: disinibita. Questo limite ci spinge alla solitudine. Spalanca le porte ad uno tra i vizi più subdoli: l’autocommiserazione.
Più si restringe il cerchio dei depositari dei nostri più intimi segreti, per viltà, per vergogna, per mancanza di profondo convincimento, per stanchezza, depressione o anche per orgoglio o supponenza, più si tende a rifugiarsi nella solitudine. Si protende a quella forma di auto-appagamento che non ha niente che fare con la libertà e l’indipendenza.
A parer mio, uno dei doveri principali che ci tocca rispettare su questa terra, con rispetto ed onestà verso chiunque, è l’iterazione sociale; ma non solo, qualora gli eventi, o la nostra stessa natura, ci abbiano dirottato, bisogna puntare alla nostra piena riabilitazione reclamando corrispondenza, con fiducia ed entusiasmo.
Questo è ciò che penso, o meglio, ciò di cui soffro … a volte.
Vostro luporenna.

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“ E’ giusto, Joe, che io avverta il desiderio di dire tutta la verità, la mia più intima, soltanto a certe persone. E che lo faccia con assoluta spontaneità e perseveranza? “

– Non è giusto Fred. Il fatto che tu ti senta disinibito ed invogliato solo con determinate persone, quelle che intendi ammaliare, è un tuo limite.
Le nostre assolute verità, quelle che dimorano infondo ai nostri cuori – il manifesto dell’anima, l’enunciazione d’un principio filosofico – dovremmo affiggerle ovunque, urlarle a squarciagola, liberamente, senza alcun timore e senza aspettarci comprensione o condivisione. –

“ Ma il rischio di ferire qualcuno c’è, Joe. “

– Ovvio! Ma quel qualcuno lo si ferisce ugualmente, Fred, attraverso quotidiane omissioni o falsità. Procurandogli, certo, una sofferenza meno acuta, ma comunque lenta ed incessante. –

“ Non sempre. Esistono dei bravi attori che recitano la loro parte con assoluta maestria, fino all’ultimo respiro e si farebbero torturare piuttosto che gettare la maschera. “

– Ma i più sono aguzzini, silenziosi, enigmatici, inespressivi, che non sanno né fingere né infierire. Indecisi ed inquieti. Quelli che spediscono le persone al manicomio, inesorabilmente.
In ogni caso, tutti, ma proprio tutti, offendono soprattutto se stessi, la propria dignità ed ogni legittima aspirazione, e tu ne fai parte Fred. –

“ Davvero? Allora dammi qualche consiglio. “

– Alza quel maledetto culo di piombo dalla sedia e MUOVITI!!! In qualunque direzione. Non aspettare alcun invito. Ogni momento potrebbe essere quello giusto, sia che tu lo faccia per amore di qualcuno o per te stesso, poco importa a questo punto. L’unica alternativa indolore che ti resta, Fred, è una morte improvvisa, certamente non dignitosa. –

“ Ci sto pensando, Joe.”

– Bravo!! Continua a non concederti neanche un minimo sussulto … martire del cazzo. –

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Le verità

EF

«Appartengo alla minoranza silenziosa. Sono di quei pochi che non hanno più nulla da dire e aspettano. Che cosa? Che tutto si chiarisca? L’età mi ha portato la certezza che niente si può chiarire: in questo paese che amo non esiste semplicemente la verità. Paesi molto più piccoli e importanti del nostro hanno una loro verità, noi ne abbiamo infinite versioni. Le cause? Lascio agli storici, ai sociologi, agli psicanalisti, alle tavole rotonde il compito di indicarci le cause, io ne subisco gli effetti. E con me pochi altri, perché quasi tutti hanno una soluzione da proporci: la “loro” verità, cioè qualcosa che non contrasti i loro interessi.
Alla tavola rotonda bisognerà anche invitare uno storico dell’arte per fargli dire quale influenza può avere avuto il barocco sulla nostra psicologia. In Italia infatti la linea più breve tra due punti è l’arabesco. Viviamo in una rete d’arabeschi».

Ennio Flaiano, “La solitudine del satiro”

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Se dici qualcosa che non offende nessuno, non hai detto niente. Oscar Wilde

L’esercizio della verità: una pratica lunga e faticosa per troppe anime, me compreso. Quanto ammiro le persone che fanno di questo principio la loro filosofia di vita: dire tutto quello che passa loro per la mente nella forma più chiara e veritiera, senza alcun’incertezza. Quel timore che condanna anche Gesù rivolgendosi ai discepoli: “Non li temete dunque (i farisei), poiché non v’è nulla di nascosto che non debba essere rivelato e nulla di segreto che non debba essere conosciuto” (Matteo 10:26).
Tacere la verità non significa necessariamente dire il falso, comprende più che altro l’atto consueto ed “opportuno” dell’omertà.
Troppo spesso, nelle cose che dico e che scrivo (salvo quelle che penso, per fortuna) ricorro spesso, in forma ironica soprattutto, ad artifici, funambolismi, metafore, allegorie, doppi sensi, eufemismi e chi più ne ha più ne metta, non so più a che cavolo ricorrere certe volte, anche se, a dire il vero, ho acquisito una certa maestria: unica, invidiabile, da politico incallito.
Alcune poesie, ad esempio, non sono altro che espedienti per esprimere un pensiero elementare (tipicamente: un tormento) in forma criptata. Dei concetti compiuti, anche forti, potrebbero essere divulgati in una forma inequivocabile e diretta. Ma la poesia è poesia e va presa per quello che è: un lampo, uno schizzo, una pennellata … In quel caso la licenza artistica mi viene in soccorso; diventa un alibi incontestabile.
Che senso di profonda liberazione immagino provi ad esempio la mia amica Proserpina nel rivelare qualunque suo pensiero in forma libera e spontanea.
Tiro in ballo lei perché, tra le poche che conosco, appare ai miei occhi tra le più incondizionate e disinibite. Ed immagino che non viva nel terrore di essere individuata, nonostante si presenti sotto pseudonimo, come tanti. Altre preziosissime blogger invece, proprio come me, per un motivo o per un altro non credo che possano rendere pubblico qualunque loro pensiero, escludendo ragioni di riservatezza.
E’ un bene? E’ un male? … Boh! In ogni caso credo che si viva meglio nel proclamare quante più volte possibile, fino alla nausea, la propria verità. Quella che governa i nostri sogni, impegnandosi così a rendere la vita di tutti i giorni quanto più simile ad essi.
Prendete me, ad esempio, che per stanchezza, mancanza di stimoli o esageratissima prudenza, preferisco starmene spesso in silenzio, al massimo opto, come tipicamente accade a chi non sa prendersela con gli uomini, per qualche turpe imprecazione, qualche liberatorio: ma vaffanculoooo!! rivolto ai cani, ai gatti, alle piante, alla natura, persino alla mia auto (che mi venga un accidente se modifico quest’articolo, come a volte capita, e sostituisco quanto appena scritto con un: ma va al diavolo!!).
Ah! Quanto mi odio a volte per tutto ciò che avrei dovuto dire, legittimamente e non solo.
Concludo questa riflessione con un’intima confessione. E’ una rara eccezione che vi concedo. Può apparire un paradosso, in considerazione dell’immenso valore che per me ha la vita in generale (non quella che conduco), nonché una scandalosa provocazione, ma me ne strafotto, anzi, come dice Proserpina: me ne frego una beata ciolla!! che possa leggerla chiunque. Io non passa giorno, tranne rarissimi e purtroppo irripetibili momenti, che non sia pervaso dal pensiero costante e liberatorio del

 Ops!! è finito l’inchiostro.

 

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