Io credo che il grado di civiltà di un popolo si misuri, prima di qualunque altra cosa, dalla libertà di satira e dal grado di tolleranza dell’ironia, intendo quella brillante, rispettosa, misurata.
Io odio la permalosità, ad iniziare dai singoli soggetti fino ad arrivare, ahimè! , ad oltre metà del pianeta, in paesi dove si finisce in galera semplicemente per aver ballato Happy di William Pharrel (ieri, 6 ragazzi iraniani).
C’è una storiella stranota che gira in rete, da anni liberamente, e per la quale, che io sappia, mai nessuna autorità religiosa ebraica, o alto esponente di comunità sioniste, o qualche guida spirituale di un qualunque partito fondamentalista religioso, abbia mai emesso ordine di censura, e tantomeno anatemi. Per molto meno, in altri paesi, sono state richieste Fatwa, e decretate condanne a morte … pensate un po’.
Per chi non la conoscesse …
Un ebreo dice ad un amico:
“Ti ricordi di mio figlio? Tu sai che l’ho sempre educato nel rispetto della religione ebraica. Beh, è successa una cosa molto strana, l’ho mandato in Israele perché potesse crescere da vero ebreo, e lui è tornato cristiano.”
«E’ strano davvero. Anch’io ho educato mio figlio nel rispetto dei precetti dell’ebraismo, ma quando l’ho mandato in Israele è tornato cristiano anche lui. Dobbiamo assolutamente parlarne al rabbino.»
Poco dopo:
«Rav! I nostri figli, che abbiamo educato da veri ebrei, sono andati in Israele e sono tornati a casa cristiani!»
“Questo è molto strano, perché, sinceramente, anche mio figlio è andato in Israele in una yeshivà, e, malgrado sia stato allevato da vero ebreo, mi é tornato a casa cristiano.”
-E allora Rav!? Cosa possiamo fare? –
“Preghiamo! … Rivolgiamoci a Dio! – Signore di Israele, Dio di Isacco e di Giacobbe, ascoltaci! Siamo tre umili servitori e abbiamo un consiglio da chiederti. I nostri figli, tutti degli ottimi ebrei, sono andati in Israele e sono tornati a casa cristiani, cosa possiamo fare?”
E Dio:
“Questo è davvero strano, perché anche mio figlio…”