Chi se la sente di contraddirlo?
“Per quanto ci si adoperi a sopprimere la sofferenza, non si potrà ottenere nulla di meglio che di farle mutare aspetto. Essa comincia a manifestarsi sotto forma di bisogno, di necessità, di angoscioso desiderio, di quanto è indispensabile alla vita materiale. Se, a costo di sforzi penosi, si riesca ad allontanare il dolore da questo lato, eccolo che si trasforma, ed assume mille diverse figure a seconda dell’età e delle circostanze: ora è l’istinto sessuale, ora è la passione amorosa, o la gelosia, l’invidia, l’odio, l’ambizione, la paura, l’avarizia, le malattie, e chi più ne ha più ne metta. Se poi non trova proprio altra via aperta, prenderà il greve e tetro mantello della noia e della sazietà, per debellare le quali occorrerà fucinar nuove armi. E quando pure si riesca, non senza lotta, a vincere, il dolore ritornerà alle sue metamorfosi antiche, e la musica riprenderà su egual tono.
(Arthur Schopenhauer)”
La questione, a parer mio, è tutta lì in quel passaggio: “… di quanto è indispensabile alla vita materiale.”
Oppure ci sono quelle sofferenze che sono dolore puro…e anche volendo…e anche se tu ci metti tutto il tuo impegno non cambia forma…e graffia dentro…e fa male punto!
Certe perdite ti scavano dentro in modo incommensurabile…e sinceramente non la vedo per niente indispensabile alla vita materiale.
Una persona è indispensabile alla vita in ogni sua forma, ma quello che procura il maggior dolore è la sua assenza fisica: ciò che è indispensabile alla vita materiale.
Quello che è indispensabile alla vita spirituale è il suo messaggio, la sua essenza. Quella resta intatta nelle cose e in chi l’ha amata … eternamente.
Mi basterebbe anche solo saperla viva da qualche parte nell mondo….la sua assenza fisica alla mia vita sarebbe sopportabile.
Ciao Tommaso, spirito e materia vanno a braccetto, Con la differenza che la vita spirituale sazia, e regala un senso al nostro vivere (per me)
Un bacione
Mistral
“Nulla si crea e nulla si distrugge, ma tutto si trasforma”….pure la sofferenza. Non c’è proprio via di scampo allora…