Non so fino a che punto sia vero, ma ho l’impressione che in qualunque scritto, in qualunque discorso, persino nelle poesie, in tutte quelle parole in libertà mescolate tra di loro col nobile intento di suscitare emozioni, la prima cosa che un lettore, o ascoltatore, tenta istintivamente di cogliere, sia un segnale di speranza, un insegnamento o una battuta di spirito. E’ la presenza di queste positività, che per molta gente da un senso compiuto a certi pensieri, che l’impreziosisce. Per tale ragione, una qualsiasi esposizione dalla quale non traspaia almeno uno di questi elementi, non può suscitare, secondo me, particolare interesse né tantomeno, essere pienamente condivisa. Mi riferisco, ad esempio, a certi sfoghi, a certe amare considerazioni esistenziali, spesso dettate da un momento di smarrimento, oppure a certi consuntivi fallimentari fini a se stessi, privi d’aspetti propositivi. Queste costernazioni, normalmente, sarebbe opportuno che rimanessero confinate nell’ambito di intimi scambi, e non enunciate apertamente, tuttavia bisogna tenere presente che tra i fondamentali principi ai quali si ispirano tutte quelle anime che comunicano pubblicamente, per svago, per esercizio, per passione, per amore, senza alcuna remora, su qualunque argomento e con qualunque accento, e soprattutto, senza alcun fine professionale, e per nulla motivati da un’ossessiva ricerca di consenso e notorietà, come i blogger, vi è quello della condivisione incondizionata dei propri sentimenti e stati d’animo – qualcosa che, forse, più che un’ispirazione è un imperativo.
Ultimamente, anch’io mi sono lasciato andare a delle disamine che lasciano davvero poco spazio all’ottimismo, alla speranza, anche se giustificatamente – per la verità, anche scavando in passato … – così come tanti altri imbrattamonitor, e sono rimasto, inizialmente, abbastanza perplesso sull’opportunità o meno di rendere partecipe chiunque di certe mie vicende, di certi miei dubbi – quando si scrive, spesso, ci si fa prendere un po’ la mano, si perde un po’ di vista il fatto che, potenzialmente, potrebbe leggerci chiunque e chiunque potrebbe trovarci assolutamente patetici, evvabbé!! – ma poi, considerato il tutto, ho ritenuto di non dovermi astenere. Purtroppo, non sempre posso far leva sulla mia arma migliore, con le dovute proporzioni, ovviamente, un collaudato senso dell’umorismo e dell’autoironia, anche se, tra i miei più assidui lettori, c’era colei che con questo codice, e solo ed esclusivamente con esso, avrebbe voluto che mi esprimessi – o vuole ancora che mi esprima, ininterrottamente. Di questo ne sono certo.
Un classico esempio di pateticità
30 settembre 2014 di luporenna
Beh..non resta altro che seguire la tua indole così da render felice “colei” che ti segue assiduamente e ti vuole bene 🙂
Ciao
.marta
Infatti, cara Marta, è quello che stavo pensando, (anche perché, se pure m’impegnassi a scrivere qualcosa di serio… con tutta la buona volontà..)
Siamo tutti dei ciarlatani, Lupetto. E imbrattiamo la rete di debolezze e tristezze; e lo facciamo perché temiamo la solitudine e abbiamo bisogno di conforto e aiuto,Lupetto. Anche i più misantropi. Tu, riprendi appena puoi a sorridere 🙂
Lo farò!! … anche per te. 🙂
Ho cliccato su mi piace. Perché mi piace. Mi dicono che altri ci cliccano per altri motivi. Io ci ho cliccato perché mi piace 😉
Ma sai che mi hai quasi convinto che possa davvero piacerti !? 😉
“tornando a quanto osservato all’inizio, ho ritenuto di non dovermi astenere”
… e hai fatto bene: un sorriso perenne diventa una smorfia (soprattutto se non sorridono anche gli occhi)
“Un sorriso perenne diventa una smorfia” … davvero un bellissimo aforisma. Complimenti!! Me lo segno da qualche parte, senza alcuna ironia.
Non devi astenerti continua a dare il meglio di te,mi e’ piaciuto il commento di Chiara la penso anche io cosi…un bacione
Un bacio a te Sara!! hai proprio ragione, riguardo Chiara è una persona di una saggezza e sensibilità infinita. Non sbaglia mai un post, un commento, una considerazione.
possiamo apparire patetici, è vero; dipende però, secondo me, da chi ci legge. non da noi. per questo timore forse non ci addentriamo, come potremmo, fino al fondo del profondo (ce l’avrà un fondo?). di quanto nella tua conclusione ne sono certissima anche io, con o senza umorismo, con o senza autoironia, con o senza poesia, ma con te che scrivi di ciò e nel modo in cui ti aggrada in quel momento. bel post, ti abbraccio
Grazie di vero cuore LUUD! per le tue parole, c’è sentimento e partecipazione, di chi le vive in prima persona certe situazioni.
Relativamente profondo, non credo che abbia un fondo. Il fondo, inteso come parete, barriera, limite, confine è più qualcosa di materiale, di definito, tutt’altra cosa è il profondo, strutturalmente indefinibile. Insomma, non è corretto mettere in relazione tra loro due grandezze diverse. c’è un’incompatibilità di fondo .. appunto!
Un tempo, una persona che mi avesse posto un quesito simile, l’avrei definita una disgraziata …
ahahaah! (mai liberarsi della coerenza, vero?) 😛
Certo! In linea di massima è così, però, di fronte a certe situazioni particolari, tipo persone buone, oneste e mansuete che si trasformano in bocconcini per cani, subentra la pietà e la tolleranza.
mai pensato potesse esser così utile esser considerati ‘bocconcini per cani’! 😉
A volerlo trovare, c’è un risvolto positivo in tutte le cose 😉